psicologia al tempo del Coronavirus
- dott.ssa Valentina Albano
- 12 mar 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Sono giorno di notizie continue, che scombussolano pensieri e stati d'animo. Siamo tutti coinvolti in questo marasma, nessuno escluso. Stiamo vivendo una situazione così fuori dal comune che nessuno si sarebbe mai immaginato di viverla. E ci è stata richiesta una riorganizzazione a vari livelli.
Così capita di sentirsi a volte spaesati, altre volte incazzati.
A volte preoccupati e altre volte infastiditi dalle preoccupazioni degli altri.
C'è chi cerca notizie ovunque, chi si tapperebbe orecchie e occhi.
Chi si sente rassicurato dallo stare a casa, chi si sente imprigionato e costretto.
Chi è contento delle direttive e chi non vuole perdere il proprio diritto alla critica.
Le domande affollano la mente e le conversazioni su internet.
Una tra tutte: Perché proprio nella mia epoca? Perché proprio a noi?
Ci sentivamo così sicuri. Sì, un po' -a volte- insoddisfatti, ma tutto sommato intoccabili. E questo era così scontato, così connaturato, che quasi non c'era bisogno di saperlo coscientemente.
Eppure la domanda complementare è: Perché no? Perché non doveva capitare noi?
Leggiamo citazioni -qua e là- di grandi pensatori e scienziati del passato. Gente che ha vissuto altre sciagure, altri guai. Dal passato ci consigliano di trasformare i momenti critici in opportunità. Qualcuno dirà: "Facile per loro lasciarlo scritto nei libri! Tanto hanno già superato tutto…Per loro è già passata."
Tutto qui? Passiamo davvero oltre senza fare nulla??? Proseguiamo le nostre montagne russe tra una notizia arrivata da chissà dove e dati reali della sanità?
Ho troppa stima della mente umana per pensare che si faccia solo trasportare dalle correnti avverse. Stima per la mente che appartiene a ciascuno di noi e che crea connessioni con tutti. Chi ha elaborato quell'invito era umano, tanto quanto noi.
Vi dico questo perché osservo e mi confronto con molte persone, non solo con chi fa dei percorsi di terapia con me, ma anche con colleghi, registi, allenatori, insegnanti, studenti, cuochi, manager, pensionati, … In ognuno ho notato già un fiore, come quelli che stanno spuntando nella primavera ormai alle porte.
Da questi dialoghi, provo a descrivervi i bellissimi fiori che ho visto germogliare. Così se li mettiamo insieme, facciamo un giardino.

"Sono giorni che i miei figli continuano a chiedermi di uscire. Alla fine nell'esasperazione mi è venuto in mente di tirare fuori i lego, ora continuiamo a costruire. Poi ho pensato che potremmo anche fare i biscotti insieme."
"Sono tempestato di audio e link a siti che parlano di questo virus. Basta! Ho deciso che darò retta solo alle notizie che ci sono anche su siti ufficiali, tipo... Ansa, Ministero... e OMS. Il mio medico mi ha detto che serve selezionare. Farò così allora."
"Leggo notizie sconcertanti sulla situazione negli ospedali. Sono preoccupato per i miei genitori. Sono preoccupato per me. … Fino a ieri non era obbligatorio, ma ormai è già una settimana che ho chiuso la mia attività. Sto a casa io e stanno a casa i miei dipendenti. Tuteliamo noi stessi, e tuteliamo gli altri. Questa cosa mi tranquillizza almeno un po'. Se sta funzionando in Cina, funzionerà anche qua."
"Ormai i discorsi sul coronavirus sono ovunque...social, televisione, gruppi di whatsapp, … Dicono di bisognerebbe dedicare solo momenti precisi della giornata a questi discorsi per non stare sempre in tensione. Io non riesco a dare precisi appuntamenti, perché i discorsi saltano fuori da qualsiasi parte! E allora invece che restringere il tempo dedicato al coronavirus, apro spiragli per il tempo dedicato ad altro. Mi sono dato un nuovo appuntamento: dopo pranzo disegno. Intanto inizio con una cosa, poi vedrò di aggiungerne altre."
"Ho deciso che questo tempo a casa sarà un tempo di qualità. Ho iniziato guardando serie tv, ma poi mi hanno stufato. Ora sto mettendo in ordine scartoffie accumulate da mesi, dopo vedo di iniziare un libro."
"Mia sorella compie gli anni e voleva festeggiare il compleanno con gli amici… Mi sono straincazzato e ci siamo urlati addosso. Le ho detto che è un'egoista, che non pensa ai nostri genitori... Ci sono andato giù pesante... poi le ho chiesto scusa per i modi e le ho promesso che quando sarà finito tutto questo, faremo una festa ancora più grande. Glie la organizzo io. Alla fine ha deciso di rimandare."
"Sono stufa, la gente continua a buttarmi addosso angoscia. Uff… Non sono abituata a tutta questa agitazione collettiva. E non sono abituata a provare ansia. Per un po' ho smesso di sentire tutti. Poi ho deciso di tornare: intanto contatto solo un'amica. Sentendo lei, riesco a tollerare piccoli pezzi di angoscia alla volta."
"A casa sto male. Mi sembra che le pareti si stringano sempre di più addosso. Mi manca l'aria. Mi affaccio, vedo i monti innevati e vorrei essere lì a sciare. Io ero abituato ad uscire con gli amici ogni sera. Questo silenzio è assordante. Per fortuna ho tirato fuori un vecchio tapis roulant dal garage. Mi ero quasi dimenticato di averlo. Corro, corro per almeno 2 ore. Almeno mi stanco. Dopo mi sembra di respirare meglio."
"Io e mio marito siamo casa da un paio di settimane. Io sono in cassa integrazione, lui fa smart working. Quindi da questo punto di vista sono contenta. Solo che...ecco, continuiamo a litigare. Ormai ci irritano in un modo esponenziale anche le piccole cose, le sciocchezze che prima ci facevamo scivolare addosso. Non capisco perché, forse siamo entrambi tesi per questa situazione. Comunque ho deciso che faremo come quando andavamo a lavoro: per ora ci vedremo e ci parleremo solo a colazione, a pranzo e a cena. Nel frattempo staremo in due stanze diverse. E' difficile -la casa è piccola- ma se uno starà in camera, l'altro starà in cucina. Abbiamo bisogno di una nuova organizzazione, di un nuovo ritmo. Così possiamo tornare ad apprezzare il tempo insieme..."
"Ho iniziato a bere più acqua e tisane... no, non per fantomatiche cure preventive al coronavirus: so che non sono né medicine né palliativi. E' che l'ansia mi fa seccare la bocca, non mi piace come sensazione. Con acqua e tisane invece sento di nuovo la saliva sulla lingua...e anche l'ansia mi sembra scendere un poco."
"Fino a domenica ho dovuto urlare con mio figlio…questi ragazzi non capiscono che bisogna stare a casa. Gli ho fatto parlare a telefono con una amica anestesista: gli ha spiegato com'è la situazione. Poi abbiamo iniziato un progetto: io, lui e l'altra mia figlia faremo un video per invitare tutti a stare a casa. Ho pensato che così saranno impegnati…e soprattutto, se lo devono spiegare, magari gli entra in testa meglio. Cercheremo di essere creativi."
"Ho proposto di fare i colloqui in videochiamata alle persone con cui ho percorsi di terapia. Mi hanno stupita: hanno accettato praticamente tutti. Per gli altri che non riescono ad avere una stanza riservata, al momento abbiamo concordato degli appuntamenti in cui ci scriviamo. Stiamo imparando ad essere più flessibili. E mi ci metto dentro anche io: sto imparando anche io!"

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