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Bullismo e Cyberbullismo: che fare?

Bullismo e Cyberbullismo sono due fenomeni di cui si sente spesso parlare da qualche anno a questa parte. I ragazzi e le famiglie me ne parlano spesso in studio o nello sportello d'ascolto a scuola. Nel 2015 la Questura di Brescia ha condotto un sondaggio coinvolgendo più di 15mila studenti. In base ai dati raccolti si evince che il 33% dei ragazzi ha subito atti di Bullismo o Cyberbullismo. E' quindi utile fare un' po' di chiarezza per capire di cosa si tratta e cosa fare in queste situazioni.

 

Il "Bullismo" racchiude sotto lo stesso termine un insieme fenomeni relazionali eterogenei che implicano l'individuazione di specifici ruoli sociali: chi compie azioni aggressive verbalmente o fisicamente, chi le riceve e chi osserva senza intervenire o incitando le vessazioni. Tale dinamica, a differenza degli occasionali screzi, deve ripetersi in modo continuativo nel tempo per definirsi effettivamente Bullismo. Ovviamente, è necessario un intervento anche nel caso di singoli conflitti, ma dovrà essere calibrato sul caso particolare.


Il "Cyberbullismo" consiste nell'invio di messaggi offensivi, insulti o di foto umilianti tramite sms, e-mail, diffuse in chat o sui social network, per molestare una persona per un periodo più o meno lungo. Un aspetto che differenzia il Cyberbullismo dal Bullismo tradizionale consiste nella natura indiretta delle prepotenze attuate in rete: non c’è mai un contatto faccia a faccia nel momento in cui gli oltraggi vengono compiuti. Considerate le caratteristiche della comunicazione virtuale, per definire un atto di bullismo elettronico la dimensione temporale ha un ruolo meno rilevante. Infatti, anche una sola offesa divulgata a molte persone attraverso Internet o telefoni cellulari può arrecare danno alla vittima, potendo raggiungere una molteplicità di persone contemporaneamente ed essere rimbalzata dall’uno all’altro ipoteticamente all’infinito, ampliando notevolmente la gravità e la natura dell’attacco.

 

Secondo i dati ISTAT (2014), il 3,8% dei casi di Bullismo nella fascia tra gli 11 e i 17 anni riguarda spintoni, botte, calci e pugni da parte dello stesso gruppo coetanei. In caso di atti fisici è necessario intervenire in modo tempestivo, anche attraverso le forze dell'ordine. Per il 96,2% delle altre situazioni, in caso di Bullismo verbale o Cyberbullismo, cosa si può fare?


Molti pensano che bisogna rispondere con la stessa moneta: ovvero con lo stesso tipo di insulto. Eppure molto spesso questo finisce per essere come la benzina che alimenta il fuoco. Infatti, chi commette atti di bullismo lo fa perché è stato abituato a farlo: perché quello è il modo in cui le persone lo riconoscono e gli danno attenzioni. Se lo si sgrida o si risponde a insulto con insulto, si dimostra a lui che quello è l'unico modo in cui può esprimersi, così lo farà ancora e ancora. Inoltre, sicuramente, in fatto di prese in giro lui è più esperto ed è più probabile che vinca.


Cosa si può fare in alternativa? Lascio parlare Brooks Gibbs, professore delle medie con una specializzazione in psicologia. Da anni gira il mondo per spiegare un metodo controintuitivo per smorzare gli atti di bullismo.


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